Molti vedono nella moneta unica la causa della crisi. Ma il suo abbandono porterebbe inflazione alle stelle, spesa pubblica fuori controllo, un’Europa meno forte Uscire dall’euro? Nelle tempeste della finanza internazionale degli ultimi tempi i nemici della moneta unica sono usciti allo scoperto con molta aggressività. Nell’euro viene individuata l’origine e la causa dei guai che affliggono i diciassette Paesi a esso affiliati, soprattutto quelli più deboli o gravati dal maggiore debito pubblico (tra questi ultimi l’Italia).
È vivace la polemica contro il direttorio a due Sarkozy-Merkel e in particolare contro la cancelliera tedesca, che pretenderebbe di fare dell’euro una riedizione del marco. Lo spread, il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi e quelli dei titoli di Stato dei Paesi mediterranei, è un incubo quotidiano. L’euro, si dice, è una moneta che non ha la protezione di un Paese responsabile della sua gestione. Dunque una moneta fragile.
Da questo quadro allarmante emerge qualche paradosso difficile da spiegare. Alla nascita, 1 euro valeva quanto 1 dollaro e inizialmente è sceso sotto la parità. Ma da allora in poi è cresciuto impetuosamente, tanto che gli esportatori italiani protestavano contro la forza dell’euro che li danneggiava. Ancora negli ultimi giorni l’euro valeva oltre 1 dollaro e 30 centesimi, sorpassando largamente la moneta verde dotata di tutti i requisiti — uno Stato e una lunga tradizione alle spalle — che all’euro, secondo molti esperti, mancano.
Mi pare che l’ostilità all’euro si fondi essenzialmente sul fatto che i suoi meriti originari sono diventati difetti. Il cambio della lira nella moneta comune danneggiò i cittadini, che affrontarono indebiti rincari. In compenso i popoli dell’euro ebbero una garanzia contro l’inflazione, di molto ridotta.
Il rinsavimento dei governi, come l’italiano, famosi per la prodigalità con cui sperperavano il denaro pubblico non fu spontaneo, ma imposto. Prima dell’euro, le banche centrali nazionali potevano stampare moneta. Dopo, ha potuto farlo solo la Banca centrale europea, ora guidata da Mario Draghi: e l’ha fatto con avarizia. I governi che un tempo non erano mai a corto di soldi perché li attingevano dalla zecca, si sono trovati a secco. Se si tornasse alla lira, i soldi ci sarebbero e insieme con loro tornerebbe anche l’inflazione.
È consigliabile il ritorno alle abitudini del passato? Il dilemma è tutto qui. Poi ci sono le considerazioni di carattere tecnico, ossia la montagna di complicazioni cui si andrebbe incontro per fare marcia indietro. Una ricerca svizzera ha stabilito che l’implosione dell’euro costerebbe tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa. La soluzione dello sganciamento è insomma disseminata di ostacoli e di incognite. Personalmente ritengo che l’euro, con tutti i suoi difetti, sia stato una grande realizzazione e sia da salvare.
È vivace la polemica contro il direttorio a due Sarkozy-Merkel e in particolare contro la cancelliera tedesca, che pretenderebbe di fare dell’euro una riedizione del marco. Lo spread, il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi e quelli dei titoli di Stato dei Paesi mediterranei, è un incubo quotidiano. L’euro, si dice, è una moneta che non ha la protezione di un Paese responsabile della sua gestione. Dunque una moneta fragile.
Da questo quadro allarmante emerge qualche paradosso difficile da spiegare. Alla nascita, 1 euro valeva quanto 1 dollaro e inizialmente è sceso sotto la parità. Ma da allora in poi è cresciuto impetuosamente, tanto che gli esportatori italiani protestavano contro la forza dell’euro che li danneggiava. Ancora negli ultimi giorni l’euro valeva oltre 1 dollaro e 30 centesimi, sorpassando largamente la moneta verde dotata di tutti i requisiti — uno Stato e una lunga tradizione alle spalle — che all’euro, secondo molti esperti, mancano.
Mi pare che l’ostilità all’euro si fondi essenzialmente sul fatto che i suoi meriti originari sono diventati difetti. Il cambio della lira nella moneta comune danneggiò i cittadini, che affrontarono indebiti rincari. In compenso i popoli dell’euro ebbero una garanzia contro l’inflazione, di molto ridotta.
Il rinsavimento dei governi, come l’italiano, famosi per la prodigalità con cui sperperavano il denaro pubblico non fu spontaneo, ma imposto. Prima dell’euro, le banche centrali nazionali potevano stampare moneta. Dopo, ha potuto farlo solo la Banca centrale europea, ora guidata da Mario Draghi: e l’ha fatto con avarizia. I governi che un tempo non erano mai a corto di soldi perché li attingevano dalla zecca, si sono trovati a secco. Se si tornasse alla lira, i soldi ci sarebbero e insieme con loro tornerebbe anche l’inflazione.
È consigliabile il ritorno alle abitudini del passato? Il dilemma è tutto qui. Poi ci sono le considerazioni di carattere tecnico, ossia la montagna di complicazioni cui si andrebbe incontro per fare marcia indietro. Una ricerca svizzera ha stabilito che l’implosione dell’euro costerebbe tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa. La soluzione dello sganciamento è insomma disseminata di ostacoli e di incognite. Personalmente ritengo che l’euro, con tutti i suoi difetti, sia stato una grande realizzazione e sia da salvare.
Testo adattato da Mario CERVI. Gente (6 dicembre 2011), p. 24
titolo di Stato: Documento di debito; chi lo compra riceve in cambio una prestazione (normalmente una somma di denaro per via degli interessi).
rincaro indebito: Aumento (qui, arrotondamento) del prezzo che non dovrebbe prodursi.
rinsavimento: Il fatto di ridiventare savio, di riacquistare saggezza.
zecca: Posto dove si fabbricano le monete.
sganciamento: Abbandono dell’euro.
Parte 1: Comprensione del testo
Per ciascuna delle domande seguenti, scegliete la risposta giusta. Attenzione: soltanto UNA risposta è corretta.
1. Come devono essere interpretate le formule «va salvato», «sia da salvare»? L’euro
1. Come devono essere interpretate le formule «va salvato», «sia da salvare»? L’euro
- si può salvare.
- deve essere salvato.
- si salverà.
- è salvato.
2. Ci sono diciassette Paesi
- associati all’euro.
- responsabili delle tempeste finanziarie.
- gravati da un grande debito pubblico.
- nemici dell’euro.
3. Cosa pretende la cancelliera Merkel?
- Stampare più euro.
- Il ritorno al marco come moneta tedesca.
- Imporre il marco all’Unione europea.
- Che l’euro si adatti all’economia tedesca.
4. Nei confronti del dollaro, l’euro
- ha sempre mantenuto il valore di 1,30 dollari.
- nacque più forte.
- nacque con un valore pari al dollaro.
- nacque leggermente più debole del dollaro.
5. Quanti effetti negativi ha comportato l’euro per gli italiani?
- Tre: rincari, inflazione e esportazioni ostacolate.
- Due: rincari e esportazioni ostacolate.
- Due: rincari e deprezzamento della lira.
- Uno solo: i rincari.
6. Secondo l’articolo, i rincari provocati dall’adozione della moneta unica
- erano inevitabili.
- sono il risultato della forza dell’euro.
- derivano dall’inflazione provocata dall’euro.
- non sono giustificabili.
7. Secondo l’articolo, quale effetto positivo ha avuto l’euro sulle economie nazionali?
- Ha contenuto l’inflazione.
- Ha rafforzato il ruolo delle banche nazionali.
- Ha frenato le esportazioni.
- Ha evitato disequilibri tra le diverse monete nazionali europee.
8. Secondo Mario Cervi, «se torna la lira, torna anche l’inflazione». Perché?
- La lira era una moneta inflazionistica.
- I governi italiani erano poco intelligenti.
- Perché cambiare moneta implica aumentare i prezzi.
- L’inflazione è in rapporto diretto con la possibilità di emettere moneta senza limiti.
concordo
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