Una storia destinata a ripetersi nel tempo. Quello della ricerca italiana è un percorso fatto di alti e bassi, di belle intuizioni e progetti falliti, di programmi ambiziosi crollati sotto il peso delle indecisioni della politica e di finanziamenti inadeguati. Lo racconta bene un libro recente di Marco Cattaneo, che ripercorre le biografie e gli studi di alcuni tra i più famosi scienziati italiani dall’Unità a oggi. Ne emerge un panorama simile a quello che anche ora abbiamo davanti agli occhi: grandi personalità con capacità innegabili, un buon sistema scolastico per formare scienziati competitivi, una debolezza cronica dei centri di ricerca spesso condizionata dalla scarsa lungimiranza del mondo politico e dalle politiche dei «baroni» del mondo accademico.
Ci sono stati eventi drammatici, come le leggi razziali di Mussolini del 1938, che hanno determinato un vero e proprio esodo di ricercatori, ma il risultato è sempre lo stesso: gli scienziati italiani fuggono all’estero.
Sono lontani i primi tempi dell’Unità, in cui la classe dirigente, per sostenere la sfida della ricerca e aprirsi al mondo, si impegnava nella formazione internazionale degli studenti più promettenti.
L’Italia riuscì allora a dotarsi di strumenti avanzati nel campo dell’astronomia, affidando la rinascita scientifica nazionale a Virginio Schiaparelli, l’uomo giusto al posto giusto, se si pensa che a chi gli offrì di diventare senatore rispose: «Se vuole che io faccia qualche cosa per il mio Paese, mi conceda di non allontanarmi dal mio telescopio. È costato alla nazione una grande somma e io so farlo fruttare per la scienza e per l’onore del nostro Paese».
Alcune scelte furono lungimiranti, come la creazione del Cnr e dell’Istituto superiore di sanità, nati come organi di indirizzo per le scelte della politica ma entrati subito in competizione con il mondo universitario e soprattutto indeboliti dalla scarsità di fondi che ha sempre impedito il decollo dei progetti più ambiziosi. Maggiore fortuna ebbe la scuola di fisica creata da Enrico Fermi a Roma negli anni Trenta. L’Istituto di via Panisperna portò all’Italia rilevanti riconoscimenti internazionali, ma nel giro di quindici anni l’intero gruppo di ricercatori si disperse tra Europa e Stati Uniti. Lo stesso avvenne due decenni più tardi con il progetto dell’elettrosincrotrone di Frascati, creato contemporaneamente al Cern di Ginevra. Ma, paradossalmente, mentre in Italia il programma apparentemente progrediva a fasi alterne, quello svizzero, grazie anche agli italiani, conobbe un’ascesa senza limiti, come testimonia anche il recente esperimento sui neutrini coordinato proprio da un italiano, Antonio Ereditato.
Lo stesso destino ha accomunato anche il trio di premi Nobel Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini, tutti formati nella stessa università a Torino e tutti emigrati all’estero, dove hanno condotto, separatamente, le ricerche che li avrebbero portati al prestigioso riconoscimento. Non è una coincidenza. È piuttosto il grande limite di un Paese che, pur intravedendo l’importanza di un settore strategico e offrendo buone opportunità di formazione, alla fine non crede fino in fondo che ricerca e sviluppo economico siano un binomio e lascia che i cervelli migliori se ne vadano.
Testo adattato da Ignazio MARINO. L’Espresso (24 novembre 2011), p. 145
lungimiranza, lungimirante: «lungimirante» è chi ha la capacità di prevedere i fatti futuri; «lungimiranza» è la qualità che gli è inerente.barone: Si dice di chi usa la propria autorità a fini di potere.Cnr: Consiglio nazionale delle ricercheCern: Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (Consiglio europeo per la ricerca nucleare).decollo: enlairament / despegue
Comprensione del testo
Per ciascuna delle domande seguenti, scegliete la risposta giusta. Attenzione: soltanto UNA risposta è corretta.
1. In Italia, la ricerca scientifica non funziona perché
- i fondi per la ricerca sono insufficienti.
- in Italia la ricerca si fa solo con belle intuizioni.
- c’è un eccesso di ambizione.
- bisognerebbe contrattare scienziati stranieri.
2. Secondo il testo, in Italia, la politica scientifica è sempre stata sbagliata. È vero?
- Sì, si sono sempre ripetuti gli stessi errori.
- Fanno eccezione i primi tempi dell’Unità.
- Solo a partire dal fascismo.
- Sì, dipende troppo da ciò che si fa all’estero.
3. Tra i fattori che condizionano la ricerca in Italia si segnala
- il razzismo.
- un sistema scolastico debole.
- la mancanza di centri di ricerca.
- l’abuso di potere da parte di certi accademici.
4. Chi fu Virginio Schiaparelli?
- Un uomo giusto.
- Un senatore dei primi tempi dell’Unità italiana.
- Un uomo dotato del senso dell’opportunità.
- Un astronomo.
5. Quanti prestigiosi centri di ricerca italiani si menziona nell’articolo?
- Nessuno.
- Quattro.
- Tre.
- Due.
6. Qual è «l’Istituto di via Panisperna»?
- La scuola di fisica di Enrico Fermi.
- Il Cnr.
- L’Istituto Panisperna, appunto.
- L’elettrosincrotrone.
7. In Italia, il maggiore ostacolo alla ricerca scientifica è che
- non si crede al valore dei propri scienziati.
- non si capisce il rapporto tra ricerca e sviluppo economico.
- non si pensa alla ricerca come settore strategico.
- si valuta soltanto la ricerca fatta all’estero.
8. Qual è il problema più grave e ripetuto della ricerca scientifica in Italia?
- La fuga di cervelli.
- La concorrenza del Cern.
- La competizione tra università e istituti scientifici.
- La mancanza di ricercatori di rilievo.
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